martedì 23 agosto 2011

Considerazioni (strettamente) personali sul calo d'uso delle AM

Negli ultimi mesi la riduzione dell'uso delle AM, in particolare riguardo a molti servizi per l'estero in onde corte, è diventata una realtà di fatto ed analoghe previsioni sono state fatte per i mesi e gli anni futuri. Ciò che tuttavia non riesco a comprendere è lo stupore - ovviamente in negativo - che consegue nell'apprendere tali notizie da parte degli appassionati di radioascolto. Secondo me, anche se come DXer è un po' una contraddizione, ci sarebbe piuttosto da chiedersi quale sia la ragione per cui molti servizi per l'estero siano rimasti così a lungo ancora sulle onde corte, visto che satelliti e telematica ci sono oramai da più di dieci anni. Evidentemente, come sempre, era una mera questione di natura politica.
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Come ho già fatto cenno in un messaggio precedente, oggi ci sono mezzi di comunicazione globali che rispetto alle AM sono soprattutto *privi di evanescenze* perché non più via etere e, quindi, danno certezza d'ascolto quasi al 100%, anche a livello di qualità audio, a costi notevolmente ridotti, se si presume (casomai ci diranno mai le cifre) che l'affitto di potenti stazioni ripetitrici sia assai elevato. I paesi, perciò, via cavo più organizzati al posto delle *evanescenti* onde corte riceveranno nuovi tipi di emissioni con parabole, personal computers e TV, gli altri - ma già avviene - in abbinamento alle AM riceveranno notizie e musica dai paesi esteri attraverso le radio locali in FM. Alla fine, però, queste due realtà non saranno poi più così distanti.
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Probabilmente, ciò che più sconforta il mondo del radioascolto non è di per sé l'uso di altri media - che oltretutto ha rovinato a tanti anche il gioco del DX Editor - bensì il timore di...non poter più fare radioascolto. Per quanto riguarda *il gioco*, ha ragione chi riconosce che la telematica ha il vantaggio del tempo (quasi) reale nella divulgazione di ascolti e notizie, cosa che prima richiedeva l'attesa di cartacei attraverso la posta tradizionale, ammesso che arrivassero a destinazione. Poi, a parte la bolletta del telefono e un po' di corrente elettrica, una buona percentuale di informazioni - non solo radio - è oramai gratuita. Non tutta, ma è giusto così. Sul fatto di non poter più fare radioascolto dipende dalla soggettiva elasticità mentale, ovvero dall'uso che ciascuno di noi ha fatto di questo hobby.
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Forse ho già detto anche questo: chi ha ascoltato per *i contenuti*, la fede (circostanziale?) a certe ideologie dominanti, le tradizioni locali come la cucina, le poesie, i concorsi con la possibilità di vincere viaggi, souvenirs e così via, salvo modificare le proprie convinzioni - non è mai troppo tardi - attraverso la telematica non avrà difficoltà a continuare il proprio percorso, magari anche senza onde radio. Quelli, invece, che come il sottoscritto (lo ammetto) per quasi 30 anni hanno avuto una visione assai più stretta del radioascolto, godendo semplicemente del fascino di poter captare emittenti di radiodiffusione lontane, di bassi segnali che *evanescenti* portavano nell'etere una canzone asiatica o latinoamericana, di rapporti d'ascolto tecnici che oramai trovano risposta soltanto per pura cortesia di qualche impiegato radioamatore e/o nostalgico, probabilmente la vita sarà un po' più ardua, non solo per la diminuzione dell'uso delle AM bensì anche perché sempre più spesso su tali bande pesa la presenza di disturbi elettronici provenienti da dispositivi di cui la presenza nelle case è abbastanza comune e che non possono più essere evitati, come TV a schermo piatto, decoders DTT, caricabatterie e tutto ciò che fa parte dell'informatica. In funzione 24 ore su 24. Ed è un vero peccato, perché negli ultimi anni la ricezione AM a doppia conversione con SSB può davvero stare in una tasca, con dei risultati d'ascolto fino a 10-20 anni fa impensabili. Un sogno che si è realizzato.
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Insomma, comunque la si pensi il radioascolto non è finito, è cambiato. Dalla parte delle emittenti, dalla parte dei ricevitori, dall'altra parte del vetro. Ora tocca alla parte di qua, ovvero la nostra.

Luca Botto Fiora